Il G7 apre al Sud globale

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Indeboliti da sfide interne e esterne i paesi del G7 si aprono al Sud Globale. L’ambizione è quella ‘allargare’ un formato obsoleto in cerca di nuovi partner in un mondo sempre più disordinato. Questo il punto di Alessia De Luca per l'ISPI.

La mattina si è parlato di migrazioni, il pomeriggio è stato dedicato alle sfide poste dall’intelligenza artificiale e all’eccezionale partecipazione di Papa Francesco, primo Pontefice presente ad un vertice del G7. Papa Bergoglio, atterrato in Puglia poco dopo le 12, è stato il protagonista annunciato della seconda giornata di lavori al vertice dei sette ‘grandi’ in corso in Puglia. Il Pontefice e ha subito iniziato gli incontri bilaterali, ne aveva dieci in tutto e successivamente ha partecipatoalla sessione dei lavori dedicata a intelligenza artificiale, energia, Africa e Mediterraneo. Se nella prima giornata del summit a far discutere era stato l’aborto, il cui riferimento secondo indiscrezioni sarebbe stato tolto dalle dichiarazioni finali del vertice suscitando il disappunto del presidente francese Emmanuel Macron, oggi la polemica è sui diritti della comunità Lgbt. Secondo Bloomberg, anche questi sarebbero spariti dal documento finale. Ipotesi smentita da fonti della presidenza italiana del G7.

Un G7 debole in un mondo che cambia?

Al G7 in corso in Puglia la premier italiana Giorgia Meloni è l’unica ad avere la quasi certezza che nel 2025 siederà ancora al tavolo dei ‘grandi’. “Nel suo completo rosa salmone – osserva Patrick Wintour sul Guardian – la premier italiana scorta un corteo di dead men walking’. Tanto basta a dare la misura di quanto il gruppo appaia indebolito in un momento storico tormentato come quello attuale. Oggi il vertice non rappresenta più le principali economie mondiali, soprattutto a causa dell’ascesa cinese e indiana, e pur se ancora ricco e potente vede la sua autorità minacciata da più fronti: quello revisionista di Russia e Cina che vogliono cambiare l’attuale sistema di regole che, sostengono, è costruito intorno ai soli interessi dell’Occidente; quello dei paesi del Sud Globale, stanco di rimanere lontano dai tavoli delle decisioni ‘che contano’ salvo poi pagarne il prezzo; e, non da ultimo, sotto accusa anche al suo interno come dimostrato dal recente voto europeo. Non stupisce che in un contesto simile, la premier Meloni abbia deciso di allargare il cerchio invitando numerosi leader e capi di governo africani e di vari paesi non occidentali. India, Brasile, Medio Oriente e Africa sono in vario modo rappresentati al vertice come mai era successo prima d’ora, segno tangibile di un cambiamento degli equilibri di potere globali. Il G7 “non è una fortezza chiusa in se stessa” ha spiegato Meloni ma “un’offerta di valori che apriamo al mondo”.

Allargare il cerchio?

L’ansia riguardo al ruolo del 7 non è una novità: nell’anno della sua costituzione, il 1975, i paesi del G7 rappresentavano più della metà del PIL globale. Tuttavia, con il passare del tempo, questa quota ha registrato una costante tendenza al ribasso, soprattutto a causa della crescita di India e Cina. Oggi, i paesi del gruppo rappresentano circa il 40% del PIL globale e le previsioni del Fondo monetario Internazionale suggeriscono che questa cifra si contrarrà ulteriormente. In un mondo che cambia rapidamente, il G7, così com’è, sembra una reliquia del passato e l’anno scorso fu oggetto di un duro attacco del presidente brasiliano Lula: “Spero che un giorno le persone si rendano conto che il modo di discutere di politica del G7 è superato. È necessario aprirsi” aveva detto Lula, affermando che il formato a sette “avrebbe dovuto scomparire dopo la creazione del G20”. L’ascesa dei BRICS e delle loro istanze, spesso molto divergenti rispetto a quelle dell’Occidente, però ha provocato negli ultimi temi una quasi-pacralisi anche del formato a 20. E l’esigenza dell’Occidente di far fronte comune contro la Russia ha ‘resuscitato’ il G7 considerato ormai “obsoleto”. L’intuizione di Meloni di aprire vertice a una serie di paesi esterni rivela l’ambizione di trasformare il G7 in una cabina di regia per le relazioni, spesso difficili, con i paesi del Sud Globale.

Molte sfide e tanta incertezza?

A complicare le relazioni tra Nord e Sud del mondo sono le accuse di “doppi standard” per quanto riguarda il sostegno a Israele dagli alleati dell’Ucraina, a scapito della causa palestinese, percepita da molti paesi del Sud Globale come una lotta anti-coloniale. Le più ampie ramificazioni geopolitiche della guerra di Gaza indicano un divario sempre più profondo tra l’Occidente e i paesi in via di sviluppo, che soffrono anche di catastrofi climatiche e crisi economiche a causa dello sfruttamento, del razzismo e di disuguaglianze strutturali e storiche che nessuno sembra veramente interessato a correggere. Raramente l’incontro annuale delle principali economie mondiali è stato confrontato con così tante sfide e in un panorama di simile incertezza: a meno di una settimana dalla vittoria dei partiti di estrema destra al voto per il Parlamento europeo e prima di elezioni critiche in Francia, Regno Unito e Stati Uniti, il vertice si svolge in un clima di allarme per una rinascita populista, e una potenziale vittoria di Donald Trump . “Questo non è un normale G7: è una frase che si sente ripetere spesso  quando si parla con i funzionari statunitensi ed europei – ammette Josh Lipsky, direttore senior del GeoEconomics Center presso l’Atlantic Council. “Se non riusciamo a portare a termine questo compito adesso, sia che si tratti della Cina, sia che si tratti delle risorse, potremmo non avere un’altra possibilità. Non sappiamo come sarà il mondo tra tre, sei o nove mesi”.

Il commento di Franco Bruni, Presidente ISPI

“L’impressione, guardando al G7 in corso in Puglia, è che l’Italia punti a fare del Sud Globale una priorità. L’Africa, il cambiamento climatico e lo sviluppo sono stati al centro della prima sessione di incontri. A testimonianza delle ambizioni di sensibilizzazione della premier Giorgia Meloni, al forum di quest’anno è stato invitato un numero relativamente elevato di ospiti dal Sud del mondo. In un contesto internazionale fortemente segnato dalle guerre in Ucraina e in Medio Oriente e dalla minacciosa battaglia commerciale con la Cina, la Presidenza italiana offre un’indicazione chiara del fatto che va aperto con urgenza un discorso multilaterale serio, in cui i paesi del cosiddetto Sud catalizzino relazioni globali più cooperative e divengano partner delle soluzioni alle crisi in corso”.

[Questo articolo di Alessia De Luca è stato pubblicato sul sito dell'ISPI, al quale rimandiamo; Photo Credits: ISPI]