Il Papa, "oggi la democrazia non gode di buona salute"

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Il discorso del Pontefice a chiusura della 50ma Settimana sociale dei cattolici italiani, svoltasi a Trieste sul tema 'Al cuore della democrazia. Partecipare tra storia e futuro'. "La democrazia non coincide solo con il voto del popolo e non è una scatola vuota - dice il Papa -: è partecipazione, ed è legata ai valori della persona, della fraternità e anche dell’ecologia integrale. Non lasciamoci ingannare dalle soluzioni facili".

"E' evidente che nel mondo di oggi la democrazia non gode di buona salute. Questo ci interessa e ci preoccupa, perché è in gioco il bene dell’uomo, e niente di ciò che è umano può esserci estraneo". E' lapidaria una delle constatazioni di papa Francesco all'inizio del suo ampio discorso a Trieste ai congressisti della 50ma Settimana sociale dei cattolici italiani.

Il Pontefice cita, a tale proposito, il beato Giuseppe Toniolo, che nel 1907 diede vita alle Settimane sociali e secondo cui la democrazia si può definire "quell’ordinamento civile nel quale tutte le forze sociali, giuridiche ed economiche, nella pienezza del loro sviluppo gerarchico, cooperano proporzionalmente al bene comune, rifluendo nell’ultimo risultato a prevalente vantaggio delle classi inferiori".

E ricorda anche le finalità indicate dall'Episcopato italiano nella nota del 1988 con cui ha ripristinato le Settimane sociali: "Dare senso all’impegno di tutti per la trasformazione della società; dare attenzione alla gente che resta fuori o ai margini dei processi e dei meccanismi economici vincenti; dare spazio alla solidarietà sociale in tutte le sue forme; dare sostegno al ritorno di un’etica sollecita del bene comune [...]; dare significato allo sviluppo del Paese, inteso [...] come globale miglioramento della qualità della vita, della convivenza collettiva, della partecipazione democratica, dell’autentica libertà".

"La crisi della democrazia come un cuore 'infartuato' da corruzione, illegalità, esclusione sociale"

"Così come la crisi della democrazia è trasversale a diverse realtà e Nazioni, allo stesso modo l’atteggiamento della responsabilità nei confronti delle trasformazioni sociali è una chiamata rivolta a tutti i cristiani, ovunque essi si trovino a vivere e ad operare, in ogni parte del mondo", dice Francesco, che usando l'immagine del "cuore", prosegue: "possiamo immaginare la crisi della democrazia come un cuore ferito. Ciò che limita la partecipazione è sotto i nostri occhi. Se la corruzione e l’illegalità mostrano un cuore 'infartuato', devono preoccupare anche le diverse forme di esclusione sociale. Ogni volta che qualcuno è emarginato, tutto il corpo sociale soffre".

"La cultura dello scarto disegna una città dove non c’è posto per i poveri, i nascituri, le persone fragili, i malati, i bambini, le donne, i giovani, i vecchi. Questo è la cultura dello scarto. Il potere diventa autoreferenziale - è una malattia brutta questa -, incapace di ascolto e di servizio alle persone", dice ancora.

Citando quindi Aldo Moro, ricorda che "uno Stato non è veramente democratico se non è al servizio dell’uomo, se non ha come fine supremo la dignità, la libertà, l’autonomia della persona umana, se non è rispettoso di quelle formazioni sociali nelle quali la persona umana liberamente si svolge e nelle quali essa integra la propria personalità".

"La democrazia non coincide solo con il voto del popolo"

"La parola stessa 'democrazia' non coincide semplicemente con il voto del popolo - e a me preoccupa il numero ridotto della gente che va a votare, cosa significa questo? - ma esige che si creino le condizioni perché tutti si possano esprimere e possano partecipare", afferma il Papa, secondo cui, peraltro, "la partecipazione non si improvvisa: si impara da ragazzi, da giovani, e va 'allenata', anche al senso critico rispetto alle tentazioni ideologiche e populistiche".

In questa prospettiva, "come ho avuto modo di ricordare anni fa visitando il Parlamento Europeo e il Consiglio d’Europa, è importante far emergere 'l’apporto che il cristianesimo può fornire oggi allo sviluppo culturale e sociale europeo nell’ambito di una corretta relazione fra religione e società', promuovendo un dialogo fecondo con la comunità civile e con le istituzioni politiche perché, illuminandoci a vicenda e liberandoci dalle scorie dell’ideologia, possiamo avviare una riflessione comune in special modo sui temi legati alla vita umana e alla dignità della persona". Per il Papa, "le ideologie sono seduttrici. Qualcuno le comparava a quello che a Hamelin suonava il flauto; seducono, ma ti portano a negarti".

A tale scopo "rimangono fecondi i principi di solidarietà e di sussidiarietà. Infatti un popolo si tiene insieme per i legami che lo costituiscono, e i legami si rafforzano quando ciascuno è valorizzato. Ogni persona ha un valore, ogni persona è importante".

"La democrazia richiede sempre il passaggio dal parteggiare al partecipare - insiste -, dal 'fare il tifo' al dialogare". "Finché il nostro sistema economico-sociale produrrà ancora una vittima e ci sarà una sola persona scartata, non ci potrà essere la festa della fraternità universale. Una società umana e fraterna è in grado di adoperarsi per assicurare in modo efficiente e stabile che tutti siano accompagnati nel percorso della loro vita, non solo per provvedere ai bisogni primari, ma perché possano dare il meglio di sé, anche se il loro rendimento non sarà il migliore, anche se andranno lentamente, anche se la loro efficienza sarà poco rilevante", osserva citando la sua Fratelli tutti.

"L'indifferenza è un cancro della democrazia"

"Tutti devono sentirsi parte di un progetto di comunità; nessuno deve sentirsi inutile. Certe forme di assistenzialismo - il quale è nemico della democrazia, è nemico dell’amore al prossimo - che non riconoscono la dignità delle persone sono ipocrisia sociale. Che cosa c’è dietro questo prendere le distanze dalle realtà sociali? C’è l’indifferenza E l’indifferenza è un cancro della democrazia", sostiene papa Bergoglio.

Il suo intervento è anche "un incoraggiamento a partecipare, affinché la democrazia assomigli a un cuore risanato. A me piace pensare che nella vita sociale c’è bisogno di risanare il cuore, di un cuore risanato E per questo occorre esercitare la creatività".

"Se ci guardiamo attorno - dice ancora -, vediamo tanti segni dell’azione dello Spirito Santo nella vita delle famiglie e delle comunità. Persino nei campi dell’economia, della tecnologia, della politica, della società. Pensiamo a chi ha fatto spazio all’interno di un’attività economica a persone con disabilità; ai lavoratori che hanno rinunciato a un loro diritto per impedire il licenziamento di altri; alle comunità energetiche rinnovabili che promuovono l’ecologia integrale, facendosi carico anche delle famiglie in povertà energetica; agli amministratori che favoriscono la natalità, il lavoro, la scuola, i servizi educativi, le case accessibili, la mobilità per tutti, l’integrazione dei migranti".

"Tutte queste cose - sottolinea - non entrano in una politica senza partecipazione: la politica è partecipazione, e queste sono le cose che fa la partecipazione, prendersi cura del tutto, non solo la beneficenza per questo o quell’altro, prendersi cura di tutto".

Secondo Francesco, "la fraternità fa fiorire i rapporti sociali; e d’altra parte il prendersi cura gli uni degli altri richiede il coraggio di pensarsi come popolo. Ci vuole coraggio per pensarsi come popolo, non solo la mia famiglia e la mia parte. Purtroppo questa categoria - 'popolo' - spesso è male interpretata e, 'potrebbe portare a eliminare la parola stessa 'democrazia' ('governo del popolo'). Ciò nonostante, per affermare che la società è più della mera somma degli individui, è necessario il termine 'popolo'". "Che non è populismo, è un'altra cosa", precisa, dopo aver citato ancora la Fratelli tutti.

"Non lasciamoci ingannare dalle soluzioni facili. La democrazia non è una scatola vuota, è fraternità"

In effetti, "è molto difficile progettare qualcosa di grande a lungo termine se non si ottiene che diventi un sogno collettivo", avverte Francesco: "Una democrazia dal cuore risanato continua a coltivare sogni per il futuro, mette in gioco, chiama al coinvolgimento personale e comunitario. Sognare il futuro, non avere paura di questo".

"Non lasciamoci ingannare dalle soluzioni facili - ammonisce il Pontefice -. Appassioniamoci invece al bene comune. Ci spetta il compito di non manipolare la parola democrazia né di deformarla con titoli vuoti di contenuto, capaci di giustificare qualsiasi azione. La democrazia non è una scatola vuota, ma è legata ai valori della persona, della fraternità e anche dell’ecologia integrale".

"La politica sia all’altezza delle sue responsabilità. Uscire dalle polarizzazioni"

"Come cattolici, in questo orizzonte, non possiamo accontentarci di una fede marginale, o privata. Ciò significa non tanto pretendere di essere ascoltati, ma soprattutto avere il coraggio di fare proposte di giustizia e di pace nel dibattito pubblico. Abbiamo qualcosa da dire, ma non per difendere privilegi. Dobbiamo essere voce che denuncia e che propone in una società spesso afona e dove troppi non hanno voce. Tanti non hanno voce, tanti", osserva papa Bergoglio." Questo è l’amore politico", puntualizza, "che non si accontenta di curare gli effetti ma cerca di affrontare le cause".

"Questo è l’amore politico - ribadisce - : è una forma di carità che permette alla politica di essere all’altezza delle sue responsabilità e di uscire dalle polarizzazioni, che immiseriscono e non aiutano a capire e affrontare le sfide".

"A questa carità politica è chiamata tutta la comunità cristiana, nella distinzione dei ministeri e dei carismi - afferma il Pontefice, applaudito dalla platea -. Formiamoci a questo amore, per metterlo in circolo in un mondo che è a corto di passione civile. Dobbiamo riprendere le passioni civili, dei grandi politici che noi abbiamo conosciuto".

"Impariamo sempre più e meglio a camminare insieme come popolo di Dio, per essere lievito di partecipazione in mezzo al popolo di cui facciamo parte - aggiunge -. Questa è una cosa importante del nostro agire politico, e anche dei pastori: conoscere il popolo. Un politico che non abbia il 'fiuto' del popolo è un teorico, gli manca la cosa principale".

"Al laicato cattolico non manchi la capacità di 'organizzare la speranza'"

"Giorgio La Pira - ricorda il Papa - aveva pensato al protagonismo delle città, che non hanno il potere di fare le guerre ma che ad esse pagano il prezzo più alto. Così immaginava un sistema di 'ponti' tra le città del mondo per creare occasioni di unità e di dialogo. Sull’esempio di La Pira, non manchi al laicato cattolico italiano questa capacità di “organizzare la speranza”: la pace e i progetti di buona politica possono rinascere dal basso".

"Perché non rilanciare, sostenere e moltiplicare gli sforzi per una formazione sociale e politica che parta dai giovani? - chiede allora - Perché non condividere la ricchezza dell’insegnamento sociale della Chiesa? Possiamo prevedere luoghi di confronto e di dialogo e favorire sinergie per il bene comune".

Secondo Francesco, "se il processo sinodale ci ha allenati al discernimento comunitario, l’orizzonte del Giubileo ci veda attivi, pellegrini di speranza, per l’Italia di domani. Da discepoli del Risorto, non smettiamo mai di alimentare la fiducia, certi che il tempo è superiore allo spazio e che avviare processi è più saggio di occupare spazi. Io mi raccomando che anche voi nel vostro agire sociale abbiate il coraggio di avviare processi".

"Essere 'artigiani di democrazia' e testimoni contagiosi di partecipazione"

"Questo è il ruolo della Chiesa - evidenzia -: coinvolgere nella speranza, perché senza di essa si amministra il presente ma non si costruisce il futuro. Senza speranza saremmo amministratori, e non profeti e costruttori di futuro".

"Fratelli e sorelle, vi ringrazio per il vostro impegno - conclude il Papa -. Vi benedico e vi auguro di essere artigiani di democrazia e testimoni contagiosi di partecipazione. E vi chiedo per favore di pregare per me, perché questo lavoro non è facile. Grazie".

[Photo Credits: Vatican Media]