LIBRI / "Preghiera e impegno sociale", di don Luigi Ciotti

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"Creare le condizioni materiali e culturali per un ascolto pieno e consapevole del Vangelo è stata e rimane l’opera missionaria della Chiesa nei contesti sociali più difficili. In questi luoghi agire è pregare, e la preghiera sostiene l’urgenza di un intervento che restituisca dignità al vivere, e autenticità al credere". E' da questi presupposti che parte don Luigi Ciotti nel suo nuovo libro, "Preghiera e impegno sociale" (Edizioni San Paolo 2024, pp. 159, euro 14,00), un testo della serie “Insegnaci a pregare”, pensata per accompagnare il pubblico nell’Anno della Preghiera e in occasione del Giubileo 2025.

Davanti alle grandi questioni sociali, economiche e politiche, come deve comportarsi il credente? Deve solo pregare e voltarsi da un’altra parte? O lasciare da parte Dio e impegnarsi a lottare contro le ingiustizie e le diseguaglianze? Sono le domande che si pone don Ciotti secondo cui pregare perché accada il regno di Dio equivale ad agire affinché la sua giustizia ricrei nel mondo condizioni umane di accoglienza, amicizia, fratellanza universale.

Pregare è ascendere al cuore stesso di Dio, solo e sempre amore, e da lì guardare giù, nella nostra “valle di lacrime”, per vedere la sofferenza degli uomini con gli occhi dell’affetto di Dio. Occhi non soltanto compassionevoli ma profetici, capaci cioè di prefigurare il superamento di tutto quel dolore. Ogni preghiera è immersione nell’amore di Dio e mano tesa a stringere quella dei fratelli: sostegno desiderato e offerto, reciproco aiuto. Se non si salda a questa dimensione concreta, la preghiera appare qualcosa di sterile.

Ammonisce infatti Gesù: «Non chiunque mi dice “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli». Ecco perché il cristianesimo non può esistere come una “fede senza le opere”, se non a rischio di fraintendere in maniera drammatica il significato del dialogo fra i credenti e Dio.

LUIGI CIOTTI

Nato nel 1945 a Pieve di Cadore, a cinque anni si trasferisce con la famiglia a Torino. Già nell’adolescenza intraprende iniziative di impegno sociale e a vent’anni fonda il Gruppo Abele, che si occupa, tra l’altro, di emarginazione giovanile, tossicodipendenza, povertà, lotta allo sfruttamento della prostituzione. Viene ordinato sacerdote nel 1972 da Padre Michele Pellegrino, che gli affida come parrocchia “la strada”. Nel 1996 è fra i fondatori di Libera, un coordinamento di realtà attive nel contrasto alla criminalità mafiosa e nella promozione della legalità e della giustizia. Negli anni collabora alla creazione di altre associazioni e reti, come il Cnca – Coordinamento nazionale comunità di accoglienza, la Lila – Lega italiana per la lotta all’Aids, la Rete dei numeri pari, per la giustizia sociale e Casacomune, per la formazione sui temi ambientali e la conversione ecologica.

[Photo Credits: Edizioni San Paolo]