Il Papa, "libertà per l'annuncio della fede cattolica in Cina"

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Papa Francesco chiede pubblicamente "libertà" per la Chiesa cattolica in Cina. L'appello del Pontefice, a suo modo inedito nel suo essere così diretto ed esplicito, è stato lanciato oggi al termine dell'udienza generale in piazza San Pietro, ricordando l'odierna Giornata mondiale di preghiera per la Chiesa cattolica in Cina. Ed è un passo che Francesco sicuramente ha voluto fare nel contesto della difficile attuazione dell'accordo tra la Santa Sede e le autorità di Pechino sulla nomina dei vescovi, stipulato il 22 ottobre 2018 e rinnovato - pur tra mille ostacoli e impedimenti - una prima volta nel 2020 e una seconda nel 2022.

Non senza decisioni unilaterali del governo di Pechino, come la recente nomina del nuovo vescovo di Shanghai, monsignor Shen Bin, già vescovo di Haimen, che il mese scorso ha creato un vero e proprio "caso diplomatico" tra la Santa Sede e la Cina. E potrebbe essere questa la 'molla' per il forte richiamo di oggi del Papa alla "libertà" e alla "pienezza" dell'annuncio della fede cattolica nella Repubblica Popolare.

"Oggi ricorre la Giornata mondiale di preghiera per la Chiesa cattolica in Cina", ha ricordato papa Francesco al termine della sua catechesi. "E invito tutti a elevare le preghiere a Dio perché la buona novella di Cristo crocifisso e risorto possa essere annunciata nella sua pienezza, bellezza e libertà, portando frutti per il bene della Chiesa cattolica e di tutta la società cinese", ha aggiunto.

La Giornata di preghiera per la Chiesa cinese, ha spiegato il Pontefice, "coincide con la festa della Beata Vergine Maria aiuto dei cristiani, venerata e invocata nel Santuario di Nostra Signora di Sheshan, a Shanghai". "In questa circostanza - ha detto ancora Francesco - desidero assicurare il ricordo ed esprimere la vicinanza ai nostri fratelli e sorelle in Cina, condividendo le loro gioie e le loro speranze".
"Un pensiero speciale - ha soggiunto - è rivolto a tutti coloro che soffrono, pastori e fedeli, affinché nella comunione e nella solidarietà della Chiesa universale possano sperimentare consolazione e incoraggiamento".

Tra l'altro, l'udienza generale del Papa, nel ciclo di catechesi sullo "zelo apostolico" e la "passione per l'evangelizzazione", era stata dedicata oggi all'esempio e alla testimonianza di un martire coreano, Sant'Andrea Kim Tae-gon, primo sacerdote del Paese, decapitato a Seul il 16 settembre 1846 nel contesto delle persecuzioni anti-cristiane del XIX secolo. "Il cristiano è per sua natura uno che predica la testimonianza di Gesù. Ogni comunità cristiana riceve dallo Spirito Santo questa identità, e così la Chiesa intera, dal giorno di Pentecoste", ha detto Francesco.

"Proprio lì nasce lo zelo apostolico, la passione per l'evangelizzazione - ha osservato -. E anche se il contesto circostante non è favorevole, essa non cambia, anzi, acquista ancora maggior valore. Sant'Andrea Kim e gli altri fedeli coreani hanno dimostrato che la testimonianza del Vangelo data in tempo di persecuzione può portare molti frutti per la fede". Tra l'altro, in un passo 'a braccio', il Papa ha ricordato che "l'evangelizzazione della Corea è stata fatta dai laici, sono stati i laici battezzati che hanno diffuso la fede, perché non c'erano preti. La prima evangelizzazione l'hanno fatta i laici: noi saremmo capaci di una cosa del genere?". "Per quanto la situazione possa essere difficile, anzi a volte sembri non lasciare spazio al messaggio evangelico, non dobbiamo demordere e non dobbiamo rinunciare a portare avanti ciò che è essenziale nella nostra vita cristiana, ossia l'evangelizzazione. Questa è la strada", ha affermato.

E al termine dell'udienza non è mancato ancora un richiamo alla "tristezza che viene a tutti per la martoriata Ucraina". "Si soffre tanto lì - ha sottolineato il Pontefice -, non dimentichiamoli. Preghiamo oggi Maria Ausiliatrice che sia vicina al popolo ucraino".

(Questo articolo è stato pubblicato oggi dall'ANSA; Foto: Vatican Media)