Parolin, “anche i gesti umanitari possono essere vie verso la pace. Molto importante la missione di Zuppi”

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Quella del cardinale Zuppi a Kiev e a Mosca “è stata una missione molto importante. Si è focalizzata soprattutto sul versante umanitario: lo scambio dei prigionieri e il rimpatrio dei bambini e questo necessitava una interlocuzione con Mosca”. Lo afferma, in un’intervista al Tg1, il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, secondo cui “adesso bisognerà trovare dei meccanismi che permettano di implementare, di applicare queste conclusioni a cui si è arrivati, con l’aiuto probabilmente anche di qualche organizzazione internazionale che permetta di mettere in atto questi risultati”. Per il card. Parolin, “se questo funzionerà, e noi speriamo vivamente che questo funzioni, si potrà assistere anche al rimpatrio. Non so adesso in che quantità e in che dimensioni. Per noi questo è importante perché anche questi gesti umanitari possono essere vie e cammini che conducono alla pace”.

“Per una pace giusta riconoscere i reciproci diritti e doveri”

“La missione a Mosca era parte dell’iniziativa globale proposta da Papa Francesco. Da parte di Zuppi si è focalizzata soprattutto sul versante umanitario. La pace in Ucraina dovrà essere una pace giusta.
Vuol dire riconoscere i reciproci diritti e anche i vicendevoli doveri. Soprattutto tenere conto della dignità delle persone”, dice il card. Parolin nell’intervista al vaticanista Ignazio Ingrao, andata in onda oggi in due tranche nelle edizioni del Tg1 delle 13.30 e delle 20.00.

“Dalla guerra fredda siamo passati alla terza guerra mondiale a pezzi”

Alla domanda se il mondo rischia di tornare a dividersi in blocchi contrapposti, il card. Parolin risponde che “siamo passati dalla guerra fredda alla terza guerra mondiale a pezzi come ama ripetere Papa Francesco. Io credo che non possiamo rassegnarci assolutamente a questa deriva. Noi dobbiamo recuperare lo spirito che ha animato la comunità internazionale subito dopo la seconda guerra mondiale”.
E se serve una riforma dell’Onu, “sì, serve una riforma delle Nazioni Unite – replica il segretario di Stato vaticano -. Quindi una Onu dove non prevalgano gli interessi specifici, particolari, dove non prevalgano le ideologie. Una Onu dove la dignità di ogni stato sia rispettata senza che ci sia la prevalenza degli Stati più forti”.

“Rischi di escalation nucleare? Avviare serio piano di smantellamento”

“Oggi sono nove gli Stati che detengono le armi nucleari. Mi pare che la tendenza non è quella di ridurre gli arsenali nucleari piuttosto quella di aumentarli. Il possesso e l’utilizzo delle armi nucleari è immorale perché significa la distruzione dell’uomo e la distruzione del mondo. Come evitare? Credo che l’unico modo è quello di avviare un serio programma di smantellamento di questi arsenali. Non c’è altro da fare”, afferma il card. Parolin rispondendo a una domanda su come scongiurare il rischio di una “escalation nucleare”.

“In Medio Oriente la via è il riconoscimento dei due Stati”

“L’appello prima di tutto è quello di evitare l’uso della violenza. La soluzione definitiva, l’orizzonte sul quale muoversi è quello del riconoscimento di due Stati”, osserva il segretario di Stato vaticano a proposito dell’escalation di violenza in Medio Oriente e delle nuove tensioni dopo l’intervento militare israeliano a Jenin.

“Sui migranti le divisioni aumentano le difficoltà”

“Sappiamo che il problema dei migranti oggi è uno dei grandi problemi globali. A noi sembra che la via della soluzione sia proprio quella solidarietà e dell’assunzione comune di questa problematica.
Credo che le divisioni non servano e aumentano le difficoltà di gestire in modo umano e ordinato questo fenomeno”, conclude il card. Parolin.

(Fonte: Tg1 Rai – Ignazio Ingrao; Foto: Vatican News)