“Corto circuito” tra cattolici e anglicani: vescovo della Chiesa d’Inghilterra celebra nella Cattedrale del Papa
Proprio mentre, nei giorni scorsi, si diffondeva nel mondo la notizia che qualche tempo fa la Santa Sede aveva donato all’Inghilterra, come segno ecumenico, due frammenti della reliquia della Vera Croce, un’altra notizia, relativa a uno “spiacevole incidente”, interferiva come in un vero e proprio corto circuito nella tranquillità dei rapporti tra cattolicesimo e Chiesa anglicana: un vescovo della Chiesa d’Inghilterra, con un gruppo di 50 sacerdoti, aveva celebrato messa all’altare centrale della basilica di San Giovanni in Laterano, niente meno che la Cattedrale di Roma, chiesa madre della diocesi del Papa. Più o meno come se un vescovo cattolico romano officiasse nell'Abbazia di Westminster.
Il dono della reliquia della Vera Croce
Ma andiamo con ordine. Si apprendeva mercoledì 19 aprile, infatti, che due frammenti della Croce di Cristo sono stati regalati da papa Francesco a re Carlo III e saranno 'presenti' nella cerimonia di incoronazione che si terrà il 6 maggio a Londra. Le reliquie provengono dalla Lipsanoteca vaticana e sono state donate recentemente a Carlo, in quanto Capo della Chiesa anglicana, dalla Santa Sede nell'ambito di una iniziativa ecumenica. E' in questa chiave dunque, ovvero nell'amicizia tra anglicani e cattolici, che il dono del Papa è stato incastonato nella ‘Croce del Galles' che aprirà la solenne cerimonia all'abbazia di Westminster.
La Chiesa anglicana del Galles ha informato che la ‘Croce del Galles', benedetta il 19 aprile dall'arcivescovo anglicano Andrew John, sarà poi ufficialmente donata alla Chiesa in Galles durante una funzione che seguirà l'incoronazione e il suo uso futuro sarà condiviso tra la Chiesa anglicana e quella cattolica. Accogliendo il dono a nome della Chiesa in Galles, l'arcivescovo Andrew ha detto: "Siamo onorati che Sua Maestà abbia scelto di celebrare il nostro centenario con una croce che è allo stesso tempo bella e simbolica". Parlando a nome della Chiesa Cattolica del Galles, l'arcivescovo di Cardiff, mons. Mark O'Toole, ha dichiarato: "Con un senso di profonda gioia abbracciamo questa Croce, gentilmente donata dal Re Carlo, e contenente una reliquia della Vera Croce, generosamente donata dalla Santa Sede". L'ambasciatore del Regno Unito presso la Santa Sede, Chris Trott, ha invece commentato: "Siamo profondamente commossi e grati a Papa Francesco per questo dono straordinario. Riflette la forza del rapporto tra il Vaticano e la Gran Bretagna che si è sviluppato nel corso del regno di Sua Maestà la Regina Elisabetta, che ha incontrato cinque Papi!".
Quanto alle reliquie, si tratterebbe di frammenti del legno sul quale, secondo la tradizione, fu crocifisso Gesù. La croce fu trovata da Sant'Elena, mamma dell'imperatore Costantino, e frammenti sono sparsi nel mondo, dalla chiesa di Santa Croce in Gerusalemme di Roma a Notre Dame a Parigi, o a Santo Toribio in Spagna e in molte parti del mondo. Calvino nel suo trattato del 1543 commentava: "Se tutti i pezzi ritrovati fossero raccolti, formerebbero un grande carico di nave".
I buoni rapporti di papa Francesco con la Chiesa anglicana
Insomma, tanta acqua è passata sotto i ponti dai tempi di Enrico VIII che, raccogliendo la volontà dell'episcopato inglese di allora di staccarsi dalla Chiesa di Roma, colse l'occasione, anche perché voleva annullare il suo matrimonio con Caterina d'Aragona e sposare Anna Bolena, al fine di autoproclamarsi Capo Supremo della Chiesa anglicana. Titolo che fino ad oggi resta, con qualche variazione nella dizione, ai sovrani di Inghilterra, mentre l'arcivescovo di Canterbury, dal 2013 Justin Welby, è il Primate della Chiesa anglicana. E sarà stata proprio l'amicizia con Welby, con il quale il Papa ha condiviso anche il recente e storico “pellegrinaggio ecumenico di pace” in Sud Sudan, ad avere spinto il Pontefice a questo gesto che entra un po' nella storia della famiglia reale.
Una singolare coincidenza, la messa in Laterano
Ma per una singolarissima coincidenza, proprio lo stesso giorno, il 19 aprile, si diffondeva la notizia che un vescovo anglicano aveva suscitato una certa indignazione negli ambienti ecclesiali, sia cattolico-tradizionalisti che anglicani convertiti, avendo celebrato la messa in rito romano nell'arcibasilica di San Giovanni in Laterano, la sede ecclesiastica ufficiale del Papa come vescovo di Roma. Mons. Jonathan Baker, vescovo suffraganeo della diocesi di Londra, ha concelebrato martedì la liturgia nella cosiddetta "madre di tutte le chiese di Roma e del mondo" con una cinquantina di sacerdoti anglicani dell'area episcopale di Fulham.
I chierici di Fulham, un gruppo anglo-cattolico tradizionalista che rifiuta l'ordinazione delle donne, erano a Roma a Villa Palazzola per la loro conferenza del clero, un evento che si tiene una volta ogni tre anni. Mercoledì mattina, anche papa Francesco ha incontrato mons. Baker e mons. Glyn Webster, già vescovo di Beverly, dopo l'udienza generale in Piazza San Pietro. I chierici hanno visitato inoltre il Collegio Inglese e hanno avuto una cena e un dopocena con il cardinale Gerhard Ludwig Müller, ex prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede.
Il vescovo massone
Baker scatenò polemiche nella Chiesa d'Inghilterra dopo essere stato nominato vescovo di Ebbsfleet nel 2011 nonostante fosse un massone attivo e anziano. Mentre era studente all'Università di Oxford, si unì all'Apollo University Lodge, una loggia massonica associata all'università, e ne servì come "adorato maestro". Ha anche ricoperto la carica di vice gran cappellano nella Gran Loggia Unita d'Inghilterra, rivendicando con orgoglio, almeno fino alla sua consacrazione a vescovo, la sua affiliazione massonica, che comunque in alcun modo non doveva interferire col suo servizio ecclesiale. Baker è anche divorziato e risposato civilmente in seconde nozze nel 2015.
A proposito del rito celebrato in Laterano, in ogni caso, i cattolici tradizionalisti e gli anglicani convertiti al cattolicesimo hanno reagito con indignazione alle fotografie del servizio postate sui social media e hanno criticato la Santa Sede per aver permesso agli anglicani di celebrare la liturgia nell'arcibasilica. Padre Mark Elliott Smith, ad esempio, un anglicano convertito al cattolicesimo e sacerdote dell'Ordinariato previsto dalla costituzione apostolica Anglicanorum Coetibus di papa Benedetto XVI, ha chiesto: “E i fedeli laici cattolici che per caso erano presenti? Come possono sapere che ciò che viene celebrato su un altare cattolico in una basilica cattolica usando un messale cattolico è in realtà un'Eucaristia anglicana celebrata da ministri anglicani?”.
Su Facebook, l'autore cattolico Peter Kwasniewski ha rimarcato a sua volta come fosse "assolutamente inappropriato che il Papa (o qualcuno che agisse con il suo nulla osta) concedesse agli anglicani il permesso di 'celebrare messa' nella Basilica Lateranense", quando "il venerabile rito di Roma è stato cacciato dalle chiese e scacciato dagli altari laterali di San Pietro", ha lamentato a proposito del rito latino del vetus ordo. Una fonte anglicana, tuttavia, ha detto a Church Militant che il clero anglicano aveva "celebrato la comunione usando il rito romano come è pratica comune nella maggior parte delle parrocchie anglo-cattoliche nelle isole britanniche".
Rammarico del Capitolo Lateranense, "increscioso episodio"
Giovedì 20, il Capitolo Lateranense ha espresso in una nota “profondo rammarico per quanto avvenuto martedì 18 aprile, all'interno della basilica di San Giovanni a Roma. Infatti – ha scritto il vescovo ausiliare mons. Guerino di Tora, vicario dell'arciprete della basilica, cioè del cardinale Angelo De Donatis - un gruppo di 50 sacerdoti, accompagnato da loro vescovo, tutti appartenenti alla comunione anglicana, hanno celebrato sull'altare maggiore della cattedrale di Roma, contravvenendo alle norme canoniche".
Mons. Di Tora ha anche spiegato che "l'increscioso episodio è stato causato da un difetto di comunicazione".
Il Dicastero vaticano per la Promozione dell'Unità dei Cristiani ha tuttavia affermato che i Vescovi diocesani possono concedere a "sacerdoti, ministri o comunità non in piena comunione con la Chiesa cattolica" l'"uso di una chiesa" e "prestare loro anche quanto necessario per i loro servizi" se essi “non hanno né un luogo né gli oggetti liturgici necessari per celebrare degnamente le loro cerimonie religiose”. "Dove esiste un buon rapporto ecumenico e la comprensione tra le comunità, la proprietà condivisa o l'uso dei locali della chiesa per un lungo periodo di tempo può diventare una questione di interesse pratico", aggiunge il Direttorio per l'applicazione dei principi e delle norme sull'ecumenismo. Tra l’altro, un esponente del Dicastero, padre Martin Browne ha voluto spiegare incidentalmente che a San Giovanni in Laterano “la celebrazione anglicana non si è svolta all'altare maggiore, come afferma il comunicato di ieri di Mons. Di Tora”.
Insomma, un bell’incidente di percorso, dal punto di vista liturgico, canonico e anche di opportunità. Come pure di necessari accertamenti su come la cosa sia potuta accadere. Un incidente che sicuramente non comporterà una rottura negli amichevoli rapporti tra la Chiesa cattolica e la Comunione anglicana, consolidati anche tramite il dono della reliquia della Vera Croce. Ma che lo stesso Papa Francesco – se volesse esprimere il suo imbarazzo con una locuzione tipicamente british – potrebbe suggellare con un "it's not my cup of tea”.
(Fonti: ANSA; Church Militant - Photo: Maros Mraz)