Jesuit Refugee Service: un impegno per la riconciliazione, la giustizia e un'identità condivisa

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Dal 24 al 29 giugno, il Centro Carmelo a Sassone, vicino Roma, ha ospitato un incontro di 83 rappresentanti del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati (JRS). I partecipanti, che ricoprono diversi ruoli operativi e gestionali a livello mondiale, regionale e nazionale, si sono riuniti per discutere il futuro quadro strategico del JRS. Quest’incontro ha segnato un evento senza precedenti nella storia dell’organizzazione.

Un momento cruciale è stata la visita del P. Generale Arturo Sosa, mercoledì 26 giugno. La sua presenza è stata immensamente rassicurante, in quanto ha condiviso la sua visione e il suo incoraggiamento, infondendo speranza e un rinnovato senso di determinazione tra i partecipanti. La visita del p. Sosa ha sottolineato l’impegno collettivo del JRS nel servire i bisognosi e l’importanza dell’unità nella missione. Egli ha ricordato al JRS le sue origini e ha rafforzato i valori fondamentali che guidano i suoi sforzi. Il p. Sosa ha inoltre evidenziato l’importanza di fondare il JRS sulla sensibilità che è stata cruciale nel rispondere ai bisogni delle persone sfollate con la forza; questa sensibilità spinge i membri dell’organizzazione a dedicare la propria vita alla riconciliazione, alla giustizia e alla pace e a utilizzare efficacemente i propri talenti in collaborazione con gli altri.

Il p. Sosa ha inoltre messo l’accento sui valori fondanti della Compagnia di Gesù, osservando che l’identità del JRS è profondamente radicata nel carisma della Compagnia di Gesù. Questo carisma non è visto come una costruzione umana, ma come un dono dello Spirito Santo alla Chiesa, che guida il JRS nella sua missione di accompagnare, servire e difendere gli sfollati con la forza.

Al centro della missione del JRS c’è la riconciliazione, tra le persone, con l’ambiente e con Dio. Il JRS opera su scala mondiale come apostolato della Compagnia di Gesù, fondato sul suo carisma universale di riconciliazione e giustizia. Esso incarna la missione della Compagnia di promuovere la riconciliazione e la giustizia in tutto il mondo. Questa missione guida il JRS nell’affrontare le sfide globali, come le crisi dei rifugiati e le migrazioni forzate, attraverso un attento discernimento, con l’obiettivo di raggiungere il massimo bene universale con risorse limitate.

In linea con le Preferenze Apostoliche Universali (2019-2029), il JRS cerca di guidare l’umanità verso Dio, sostenere le popolazioni emarginate, responsabilizzare i giovani e prendersi cura dell’ambiente. Il p. Sosa ha ribadito la necessità per il JRS di mantenere un approccio globale-locale, facendo leva sulla sua struttura mondiale per affrontare efficacemente le complesse questioni della migrazione forzata. Questo approccio assicura un’identità e una missione coese e radicate nel carisma universale della Compagnia, facilitando azioni d’impatto per accompagnare, servire e difendere i rifugiati e i migranti in tutto il mondo.

Per avere successo in futuro, il p. Sosa ha evidenziato due sfide cruciali: promuovere un’identità profondamente condivisa tra i membri del JRS e migliorare l’accoglienza e l’integrazione dei rifugiati. Ciò comporta programmi continui per coltivare quest’identità condivisa e sviluppare strategie per contrastare la resistenza ideologica e promuovere i valori democratici.

La visita del p. Sosa ha rafforzato l’impegno del JRS a favore dell’empatia e della riconciliazione, esortando i membri ad abbracciare la sofferenza degli altri e a lavorare per alleviarla. Le sue parole toccanti continueranno a influenzare la direzione strategica del JRS e la sensibilità dell’organizzazione verso coloro che serve:

"Se non si è riconciliati, non si può condividere veramente la missione. Siamo inviati in missione di riconciliazione. Se non siamo riconciliati con noi stessi, come possiamo condividere questa missione con gli altri? Dobbiamo contemplare la croce con tutta la sua sofferenza, comprendendo come le situazioni mettano in croce le persone, creando ingiustizia e sofferenza. Ma non dobbiamo fermarci qui. Il passo successivo è mettersi sulla croce, vedere e sentire la realtà da questa prospettiva come chi soffre, e da lì scegliere la riconciliazione... La croce non infligge danni. Scegliendo di abbracciare la croce, scegliamo l’empatia e ci sforziamo di alleviare la sofferenza, cercando percorsi di rinnovamento e redenzione, non perpetuando ulteriore dolore, ma lavorando per la riconciliazione", afferma p. Arturo Sosa.

[Fonte: Ufficio Comunicazione della Curia Generalizia della Compagnia di Gesù; Photo Credits: jesuit.global]