Israele ai civili: evacuate la Striscia di Gaza

Condividi l'articolo sui canali social

Israele ordina ai civili palestinesi di evacuare il nord della Striscia di Gaza in 24 ore. Un’operazione impossibile e con “conseguenze umanitarie devastanti”, avverte l’Onu. Di seguito, il resoconto dell'Ispi, Istituto per gli Studi sulla politica internazionale.

Il ministero della Difesa israeliano ha intimato ai palestinesi nella zona nord della Striscia di Gaza di evacuare il territorio e trasferirsi nella parte sud dell’enclave entro le prossime 24 ore. Lo hanno reso noto le Nazioni Unite secondo cui il monito – che sembra preannunciare l’inizio di un’offensiva terrestre da parte delle truppe israeliane – riguarda anche il personale Onu e i sanitari che in queste ore sono alle prese con migliaia di feriti che affollano i pronto soccorsi. L’annuncio ha seminato il panico tra la popolazione palestinese, già alle prese con una situazione “disastrosa” secondo diverse agenzie umanitarie, in seguito all’assedio totale decretato da Israele dopo gli attacchi di Hamas di sabato scorso. Le stese Nazioni Unite ritengono impossibile che oltre un milione di persone – tanti sono i residenti nell’area da evacuare – possa riuscire a lasciare la zona in così poco tempo senza “conseguenze umanitarie devastanti”, ha detto Stéphane Dujarric, portavoce del Segretario Generale. Israele ha dichiarato che non ci sarà nessun allentamento dell’assedio fino al rilascio di tutti gli ostaggi, circa 150 persone, rapiti da Hamas. Intanto il numero dei morti causati dai raid nella Striscia ha superato i 1800, di cui più di 500 bambini, mentre le vittime israeliane nell’attacco di Hamas hanno superato le 1300. Oggi in numerosi paesi arabi al termine della preghiera del venerdì, decine di migliaia di persone hanno manifestato e pregato contro i bombardamenti sui civili a Gaza.

Botta e risposta con l’Onu

Dopo l’annuncio dell’ordine di evacuazione, riferisce Axios, il segretario generale dell’Onu António Guterres avrebbe parlato due volte con l’ambasciatore israeliano presso le Nazioni Unite Gilad Erdan chiedendo “chiarimenti al più alto livello politico” sulla richiesta di Israele di evacuare la popolazione dal nord della Striscia di Gaza. Erdan ha dichiarato che “la risposta dell’Onu all’allarme tempestivo lanciato da Israele ai residenti di Gaza è vergognosa!”. L’ambasciatore ha accusato l’Onu “di aver chiuso un occhio per anni sul rifornimento di armi ad Hamas e sul suo utilizzo della popolazione civile e delle infrastrutture civili nella Striscia di Gaza come nascondiglio per le sue armi e i suoi omicidi”. In una dichiarazione dai toni durissimi nei confronti dell’organizzazione internazionale, Erdan ha aggiunto che “ora, invece di stare al fianco di Israele, i cui cittadini sono stati massacrati dai terroristi di Hamas e che cerca di minimizzare i danni a coloro che non sono coinvolti, predica a Israele”. È meglio – ha concluso il diplomatico – che le Nazioni Unite “si concentrino ora sulla liberazione degli ostaggi, sulla condanna di Hamas e sulla sostenendo il diritto di Israele a difendersi”.

Gaza, tra confusione e panico

Intanto nella Striscia la popolazione è in preda dal panico. Non ci sono indicazioni chiare su cosa fare, dove andare e, come hanno spesso ripetuto i residenti in questi giorni “nessun posto sembra sicuro”. Nell’enclave palestinese, una lingua di territorio di 360 chilometri quadri vivono circa 2,3 milioni di persone. Trasferirne circa la metà nella parte a sud del Wadi Gaza significa raddoppiare la presenza di persone in un’area che è già la più densamente abitata al mondo. La direttiva israeliana accusa i combattenti di Hamas di nascondersi nei tunnel sotto Gaza City. “Questa evacuazione è per la vostra sicurezza”, sottolinea l’esercito in un comunicato indirizzato ai palestinesi residenti nella Striscia di Gaza. “Potrete tornare a Gaza City solo quando verrà fatto un altro annuncio che lo consentirà. Non avvicinatevi all’area della barriera di sicurezza con lo Stato di Israele”, aggiunge la nota avvertendo che “nei prossimi giorni”, l’esercito israeliano “continuerà ad operare in modo significativo nella città di Gaza e farà grandi sforzi per evitare di danneggiare i civili”. Hamas, dal canto suo ha esortato la popolazione a restare e definito l’ordine di evacuazione dell’esercito israeliano “falsa propaganda”. Mentre si moltiplicano le richieste di aprire corridoi umanitari ai civili dalla Striscia di Gaza, l’Egitto, che sostiene una soluzione diplomatica e invita alla moderazione, si oppone all’idea di aprire il valico di Rafah e far entrare nel suo territorio i palestinesi in fuga dai bombardamenti.

Dov’è la Comunità internazionale?

Intanto, prosegue la difficile missione nella regione del Segretario di Stato americano Antony Blinken che dopo essersi recato in Israele e Cisgiordania, inizierà un tour in Giordania, Qatar, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti ed Egitto. A questo scopo il presidente Joe Biden è al telefono da giorni con i leader degli alleati regionali. Una corsa contro il tempo e la tensione crescente. A tal proposito  Omar Shakir, direttore per Israele e Palestina di Human Rights Watch, ha affermato che “la comunità internazionale deve agire per prevenire una calamità” e che “la storia non farà sconti a coloro che rimangono in silenzio”. Un rischio che non riguarda l’Europa che anzi, nei giorni scorsi si è espressa con dichiarazioni contraddittorie mandando in confusione chiunque cercasse di capire qual era la ‘linea’ dell’Unione sulla crisi in atto. I vertici Ue hanno espresso posizioni divergenti sulla sospensione degli aiuti ai palestinesi e se l’assedio totale da parte di Israele alla Striscia di Gaza come parte della sua risposta militare violasse il diritto internazionale. “Se l’Unione Europea vuole consegnarsi all’irrilevanza come attore geopolitico globale, la risposta caotica di questa settimana è la strada da percorrere” osserva Paul Taylor sul Guardian. Ma almeno il continente “non dovrà più sopportare quella pungente battuta di Henry Kissinger su ‘chi chiamare se si vuole chiamare l’Europa’ – scrive Politico – Tanto ormai nessuno chiama più”.

(Fonte: ISPI; Foto: Unrwa)